Il politologo Gianfranco Pasquino, docente emerito di Scienza Politica – e non propriamente un sostenitore di Renzi ma suo feroce avversario nel referendum costituzionale – scopre solo oggi, dopo le scomposte polemiche dell’opposizione e le indegne gazzarre del M5S davanti a Montecitorio, che la nuova legge elettorale (il cosiddetto Rosatellum), sostenuta anche dal segretario del PD, non è poi quell’attentato alla democrazia e alle scelte autonome dei cittadini che si voleva far credere.
In un articolo su La Repubblica, dopo aver ricordato che il Rosatellum assegna un terzo dei seggi di Camera e Senato con metodo maggioritario (in collegi uninominali) e due terzi con sistema proporzionale, il professor Pasquino scrive fra l’altro: «Nel 2006 circa il 90 per cento dei seggi furono assegnati con il metodo proporzionale; nel 2008, più dell’85 per cento; nel 2013 più del 75 per cento. Quindi, l’Italia non sta affatto ‘tornando alla legge proporzionale’. Non ne era mai uscita, neanche con l’Italicum. Al contrario – afferma Pasquino – è cresciuta la percentuale di seggi attribuiti con metodo maggioritario».
Dunque, secondo l’esperto politologo (non sospettabile di essere filorenziano e filogovernativo) la nuova legge elettorale aumenta la possibilità di scelta degli elettori, attraverso il maggioritario, e ridimensiona la quota dei cosiddetti “nominati”, che poi sono frutto di una legittima scelta delle forze politiche. Ciò spiega la ferocissima opposizione – alla nuova legge – del M5S che, pensando solo ai propri interessi di bottega e non a quelli del Paese, teme di essere penalizzato nei collegi uninominali maggioritari, non avendo abbastanza candidati preparati ed esperti in grado di competere con quelli delle altre formazioni politiche.
Pasquino fa poi l’elogio dei governi di coalizione, che «tutte le democrazie europee utilizzano da tempo» tranne la sola Francia. E prosegue scrivendo che «in Germania è ritornata possibile la Grande Coalizione, esempio probante di non alternanza». Infine invita alla «cautela sulle simulazioni relative ai risultati elettorali e sulle loro conseguenze sui governi possibili». Insomma, secondo il politologo è ancora tutto aperto e da vedere, rispetto alle prossime elezioni politiche, malgrado i fiumi di chiacchiere sui media e i quasi quotidiani sondaggi proposti da Mentana o da Vespa.