Virginia Raggi
vede il capolinea

Non ci sarà un Campidoglio bis, Virginia Raggi al capolinea. È la stessa sindaca di Roma ad escludere l’ipotesi, avanzata dai giornalisti, di una sua ricandidatura. Prima ha motivato la decisione con il divieto, posto dal M5S, alla terza elezione: «In base alla regole dei due mandati direi di no». I conti sono presto fatti. Virginia Raggi una volta è stata eletta al Campidoglio come consigliera dell’opposizione e quindi una seconda volta come sindaca.

Virginia Raggi al capolinea, Virginia Raggi

Virginia Raggi

Poi la prima cittadina della capitale ha indicato la motivazione politica: «Direi, che già arrivare viva alla fine di questo mandato sarà un grandissimo successo». È un fatto nuovo. Virginia Raggi al capolinea. Per la prima volta ha considerato a termine la sua tribolata esperienza alla guida della città eterna. Di fronte ai tanti ostacoli finora aveva sempre risposto «non mollo». A chi le contestava gli autobus in perenne ritardo, i cassonetti stracolmi di rifiuti, le strade dissestate dalle buche, aveva continuato a ribattere: «Stiamo lavorando».

La Raggi, sempre più in difficoltà, vede il capolinea. La sua giunta, in un anno e mezzo di vita, ha continuamente traballato: ha perso un assessore o un alto dirigente capitolino al mese, o per contrasti politici o per guai giudiziari. Lei stessa è stata rinviata a giudizio per falso in atto pubblico (per la nomina a responsabile del Turismo di Renato Marra, fratello di Raffaele, finito in manette, all’epoca capo del personale del Campidoglio).

Folla in attesa dell’autobus

Virginia Raggi al capolinea. La sindaca grillina ha avversari esterni (tutte le opposizioni nell’aula Giulio Cesare) ed interni (le critiche dei cinquestelle vicini a Roberta Lombardi). I romani da lei si aspettavano il rinnovamento e il rilancio della città, ma le speranze sono andate deluse: il completamento della metropolitana C è bloccato, il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle fa il pellegrinaggio da un ufficio all’altro e i lavori ancora non sono iniziati, l’Atac (l’azienda del trasporto pubblico urbano) è a un passo dal fallimento, le grandi aziende abbandonano la città eterna per il crescente degrado, le tante “perle” della metropoli deperiscono (il Teatro Valle ancora non ha riaperto i battenti, lo stadio Flaminio è in totale abbandono). Così i sondaggi danno la Raggi e il M5S capitolino in caduta libera nei consensi degli elettori romani.

L’immobilismo prevale. Non si vedono grandi progetti all’orizzonte. La Raggi recentemente ha proposto due iniziative non proprio travolgenti. La prima riguarda i ciclisti: «Il progetto del Grande Raccordo Anulare delle Biciclette (Grab) è pronto». La seconda iniziativa riguarda la spiaggia sul Tevere: «Per la prossima estate ci sarà un progetto che riguarderà un’area di diecimila metri quadrati vicina a Ponte Marconi con una spiaggia e campi sportivi».

Le iniziative, per la loro “leggerezza” rispetto ai gravi problemi della metropoli, hanno suscitato l’ilarità e il sarcasmo dei romani. Un sarcasmo esploso su internet soprattutto con “Spelacchio”, come è stato soprannominato l’abete issato come ogni anno a piazza Venezia per festeggiare il Natale. L’albero del Trentino quasi immediatamente ha perso le foglie per le sofferenze provocate dalla poca cura nel trasporto (costato circa 50 mila euro) e nella collocazione nel centro di Roma. Ora l’abete si è seccato, è morto addirittura prima di Natale.

“Spelacchio” è il triste simbolo di Roma. Il caso è finito sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei conti. Il Codacons (una associazione dei consumatori) ha depositato un esposto nel quale chiede alla giustizia contabile di indagare su un possibile danno erariale.

Beppe Grillo

Una situazione pesante, pesantissima per il Campidoglio. Di qui l’ammissione della sindaca: «Già arrivare viva alla fine di questo mandato sarà un grandissimo successo». Già perché la giunta Raggi scadrà nel 2021, ma nella primavera del 2018 ci saranno le elezioni politiche e, subito dopo, potrebbe arrivare la parola fine. Beppe Grillo finora l’ha sempre difesa, pur rimproverandole gravi errori. Il fondatore del M5S, assieme a Davide Casaleggio, spesso sono venuti a Roma proprio per puntellare la sindaca. Hanno esortato i cinquestelle romani a non litigare, hanno indicato strategie, nuovi assessori pescati nel nord Italia come l’imprenditore Massimo Colomban che, però, alla fine ha lasciato la giunta per tornare ai suoi affari.

La preoccupazione è forte. Grillo e Luigi Di Maio, il candidato presidente del Consiglio dei cinquestelle, non si possono permettere il crollo della Raggi a Roma prima delle elezioni politiche. Un fallimento nella capitale del M5S sarebbe un clamoroso autogol per la candidatura a governare l’Italia. Lo slogan lanciato da Di Maio è “stabilità”, non crisi della più importante città italiana a guida grillina. Di qui tutto il possibile sostegno alla sindaca e la sollecitazione a farsi motore del cambiamento. Dopo il voto delle politiche si vedrà il da farsi.

Virginia Raggi al capolinea. A quel punto una eventuale caduta della giunta romana non avrebbe più conseguenze negative sulle ambizioni di governo del M5S in versione Di Maio. Alle politiche mancano circa tre mesi, forse per questo la Raggi si sente sindaca a termine. Qualcuno ipotizza anche il nome del sostituto: Alessandro Di Battista, che non si ricandiderà alla Camera, è molto amato tra i pentastellati romani.  Potrebbe fare un pensiero al Campidoglio.

R.Ru.