Mentre in Italia i vincitori delle ultime elezioni annaspano, nel piccolo Portogallo il segretario del Partito Socialista Antonio Costa, primo ministro da novembre 2015 con un governo di minoranza, gioca una partita d’attacco. Senza preoccuparsi troppo del fatto che il suo partito non ha la maggioranza in Parlamento e il suo esecutivo sta in piedi grazie ai voti di comunisti, blocco di sinistra e verdi.
Forte del successo ottenuto alle amministrative dello scorso ottobre, adesso Costa ha avviato un’intensa preparazione per le politiche del 2019. L’obiettivo per la prossima legislatura è quello conquistare la maggioranza dei seggi, in modo da non dipendere più da appoggi esterni in Parlamento.
A metà aprile, con una mossa a sorpresa, il premier ha preso in contropiede gli alleati di governo. L’occasione è stata fornita dalla nuova legge di Bilancio e dal deficit. Il ministro Mario Centeno, che da pochi mesi è anche presidente dell’Eurogruppo (il vertice dei ministri delle Finanze Ue), ha annunciato un’accelerazione del piano di rientro del deficit che quest’anno dovrà scendere dell’1,7 per cento. Immediatamente Blocco di sinistra e Partito comunista hanno fatto muro dandogli una settimana di tempo per fare marcia indietro e riportare la riduzione del deficit dello 0,7 per cento. A questo punto, il Presidente della Repubblica ha avvertito il governo che senza un accordo sul Bilancio dello Stato sarebbe stato costretto a mettere fine alla legislatura e a indire le elezioni anticipate.
Ma il ministro delle Finanze non ha ceduto e ha sfidato la sinistra, sostenendo che la misura era necessaria per il “futuro del Paese” e non rischiare di perdere fondi strutturali europei. Poi, a due giorni dalla scadenza dell’ultimatum, Costa ha annunciato un accordo con Riu Rio, il nuovo segretario del Partito socialdemocratico, pronto ad assicurare i suoi voti per far passare in Parlamento le misure su bilancio, patto di stabilità e fondi europei. Visto che c’erano, Costa e Rio hanno firmato anche un accordo sulla posizione del Portogallo nei confronti della Siria. Il segnale è inequivocabile: ormai l’esecutivo può disporre di un secondo forno (quello socialdemocratico) e la sinistra è finita nell’angolo.
Subito dopo il patto con il partito di Rio, il governo ha messo in campo una legge di sostegno per i genitori single che non possono pagare l’affitto. Un messaggio per rimarcare che la barra resta ferma verso quella politica di riformismo socialista che lo ha caratterizzato dalla nascita. Ma, e questa è la novità, bisogna anche fare molta attenzione ai conti. Senza chiedere di aumentare a dismisura la spesa pubblica solo perché il Pil continua a crescere, come ha appena ratificato il Fondo monetario internazionale che ha rivisto al rialzo la crescita di quest’anno (più 2,4 per cento).
E così il 18 aprile, quando la discussione sul Bilancio dello Stato è arrivata in Parlamento, i rappresentanti della sinistra hanno potuto solo sottolineare nei loro interventi che cosa li separa dal governo sulla politica di bilancio. Il giorno dopo, il più importante quotidiano portoghese dava conto del dibattito e della replica del premier titolando “La discordia del successo”. Già, perché Costa, forte dei risultati conseguiti dal governo e dalla crescita elettorale (caso unico in Europa) del Partito socialista, ha replicato con bastone e carota.
Prima, ha assicurato che «la riduzione del debito per i prossimi anni non mette in discussione le misure concordate in questa legislatura». Poi ha lanciato un avvertimento agli attuali alleati di governo: «Una partita di calcio dura 90 minuti, una legislatura dura 4 anni». E quella in corso finisce l’anno prossimo…