Non esiste solo il problema dell’immigrazione in Italia dei disperati in fuga dall’Africa e dal Medio Oriente, c’è anche quello dell’emigrazione dei giovani italiani all’estero. Emigrano “cervelli” e “braccia” in cerca di fortuna in Europa, Stati Uniti, Australia. È la nuova emigrazione italiana che segue quella colossale avvenuta dalla fine del 1800 agli anni Sessanta del 1900. Pubblichiamo un intervento di Rino Giuliani, portavoce del Faim (Forum delle associazioni italiane nel mondo), all’assemblea plenaria del Cgie (Consiglio generale degli italiani all’estero) tenuta a Roma dal 2 al 6 luglio.
Il tema delle migrazioni con i suoi cicli è tornato all’ordine del giorno e in un modo o nell’altro è parte costituente dell’agenda sia delle forze politiche che di quelle sociali.
Lo è in modo tutto peculiare per una organizzazione quale la nostra che esprime una rappresentanza del mondo associativo degli italiani nel mondo, ambendo ad avere un ruolo più incisivo nelle decisioni che investono la realtà sociale che il FAIM rappresenta.
Il giudizio che noi diamo sulla situazione non può non muovere dalle istanze che in modo autonomo portiamo avanti, senza aprioristici preconcetti verso le forze politiche ma anche senza alcun collateralismo, valutando rispetto agli obiettivi che ci siamo dati le azioni e i comportamenti.
Ovviamente seguiamo con grande interesse l’impegnativa azione del CGIE, al quale attivamente partecipano numerosi dirigenti del FAIM.
L’azione dei governi degli ultimi venti anni ha messo in evidenza la sostanziale residualità del tema “italiani nel mondo”, sia dai programmi di governo che dalla pratica in sede legislativa e nell’azione degli esecutivi.
Della legislatura nazionale e dei risultati in sede parlamentare non si tratta di fare un bilancio quanto alla natura, qualità e quantità della normazione promossa e approvata grazie all’azione dei 18 parlamentari della “circoscrizione estero” e di esprimere giudizi sul rapporto fra aspettative e risultati raggiunti.
Bilancio e giudizi spettano soprattutto agli italiani nel mondo, anche se come associazionismo non possiamo esprimere un giudizio di soddisfazione.
Oggi c’è un nuovo governo con impegni presi per gli italiani all’estero, un sottosegretario espressione di un movimento politico che si è sviluppato da radici associazionistiche. Confidiamo in confronti aperti, in azioni concrete, in attenzione e valorizzazione del mondo associativo che è alla base di ogni possibile rilancio del protagonismo degli uomini e delle donne delle nostre comunità all’estero.
Tra le cose di possibile realizzazione ha ripreso vigore nei dibattiti quella della Conferenza mondiale degli italiani nel mondo.
Conferenza dell’emigrazione italiana nel secondo millennio o Conferenza mondiale degli italodiscendenti si vedrà, sapendo che scegliendo un titolo si sceglie anche un punto di vista ed un punto di approdo. Vorremmo che presto si addivenisse ad una possibile calendarizzazione.
Come Faim siamo in grado di contribuire e contribuiremo in modo autonomo, originale con nostre proposte al più generale dibattito sulla nuova conferenza mondiale degli italiani nel mondo.
Anche il CGIE si è espresso favorevolmente per una nuova conferenza mondiale, della quale si chiede che il governo si faccia promotore garantendo adeguato sostegno finanziario.
La precedente Conferenza mondiale vide nella promozione e nello svolgimento della stessa un indiscusso protagonismo delle associazioni nazionali.
Perché la Conferenza non si trasformi in una palestra fra compagini partitiche, perché le diverse componenti compresenti nella realtà degli italiani nel mondo abbiano il loro spazio e svolgano il loro ruolo in sussidiarietà con le pubbliche istituzioni, la preparazione e lo svolgimento della stessa deve vedere sinergicamente operanti in un ruolo centrale l’associazionismo e i soggetti collettivi che fondamentalmente promanano o largamente derivano dallo stesso: i comites e il CGIE.
Anche a tal fine come FAIM intendiamo chiedere ai comites di aprire in modo ordinato una interlocuzione. Anche i comites nelle recenti elezioni, pur misurandosi con la scarsa propensione al voto degli elettori, hanno saputo rinnovarsi in diverse realtà.
Sul piano delle cose da fare, lo vediamo dalla discussione in corso, c’è molto lavoro che si deve raccordare quanto a tempi di realizzazione e quindi a scadenze.
Come in ogni road map ci sono priorità che vanno collocate fra le prime cose da fare. Maggiormente quando in prima fila per attuarla ci sono realtà istituzionali con i tempi delle pubbliche amministrazioni. Lo deciderete voi opportunamente: dalla conferenza Stato Regioni Cgie alla conferenza dei giovani, alla conferenza delle donne, alla conferenza mondiale ecc. Si tratta di attività alle quali come FAIM siamo interessati e nelle quali tutti i nostri componenti presenti in Cgie si sentono particolarmente impegnati.
Come FAIM, in specie abbiamo chiesto di contribuire alla preparazione e alla l’organizzazione della Conferenza Stato Regioni Province autonome CGIE.
La L. 198/98 le dà il compito di «indicare le linee programmatiche per la realizzazione delle politiche del governo, del Parlamento e delle Regioni per le comunità italiane all’estero». Lo scadenzario ministeriale colloca tale conferenza, intorno alla fine del 2018.
Come FAIM siamo produttori di proposte che scaturiscono dalla discussione all’interno delle associazioni aderenti e che abbiamo avviate su tematiche predisposte dal coordinamento e successivamente validate dal dibattito e dalla discussione nel consiglio direttivo.
Quello che chiediamo e di essere partecipi dei processi che le istituzioni, Maeci (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale) e presidenza del Consiglio intendono mettere in atto per la necessaria ripartenza del modo degli italiani all’estero e in tal senso il ruolo basilare di sussidiarietà qualificata che il Faim, in quanto soggetto collettivo di rappresentanza sociale è in grado di garantire, chiediamo venga sostenuto in analogia a quanto avviene con gli enti di promozione sociale presenti sul territorio italiano.
Anche dal Parlamento ci aspettiamo e solleciteremo attenzione e interventi legislativi per l’associazionismo italiano all’estero vecchio e nuovo in transizione verso il futuro.