L’idea leghista di ripopolare i paesini del Sud Italia attirando pensionati esentasse rischia di essere archiviata come uno dei tanti annunci del ministro Salvini. Una proposta buona per alimentare incontri e scontri su media e social, ma che fino ad oggi non sembra sostenuta da un piano di fattibilità e da un vero progetto.
Il confronto con i “concorrenti”, che le misure acchiappa-pensionati le hanno varate sul serio, è impietoso. Prendiamo il Portogallo dove, senza fare troppi annunci, da anni hanno messo insieme un sistema che funziona come una corsia preferenziale per i pensionati (esclusi gli ex dipendenti pubblici) che si trasferiscono.
Funziona così: vai in un qualsiasi ufficio dell’Autorità tributaria, presenti i tuoi documenti e chiedi un codice fiscale provvisorio. Te lo danno in pochi minuti. Ma insieme al passaporto devi consegnare una copia della tua CU, l’ex Cud, ossia la certificazione dei tuoi redditi da pensione. Con il codice fiscale provvisorio stipuli un regolare contratto di affitto. La registrazione del contratto ti consente di rendere definitivo il tuo codice fiscale portoghese e di richiedere la “morada” ossia la “residenza non abituale”. Con questo “titolo” basta restare in Portogallo per 183 giorni l’anno e non paghi imposte. Insomma riscuoti la tua pensione lorda al posto di quella netta che prendevi prima e puoi continuare a farlo (salute permettendo) fino a un massimo di dieci anni.
Ma i soldi non bastano a giustificare il boom dei trasferimenti di pensionati in Portogallo. Bisogna considerare la qualità della vita. Se, tanto per fare un esempio, confrontiamo Lisbona con Roma non c’è gara. Nella capitale portoghese tutto diventa semplice e veloce. L’assistenza sanitaria pubblica è discreta, al massimo devi integrarla con poco costosa convenzione privata. I trasporti pubblici funzionano bene. La rete stradale e autostradale è ottima. Autobus e metro spaccano l’orario al secondo. In banca apri un conto corrente in pochi minuti e con il tuo bancomat puoi prelevare agli sportelli automatici della tua banca, ma anche in qualsiasi Multibanco (ce ne sono ovunque) senza pagare un centesimo di commissione. Ai Multibanco puoi fare anche la “consulta”, ossia chiedere e stampare gli ultimi movimenti con il saldo.
Secondo gli ultimi dati del Sef, il Servizio stranieri portoghese, nel 2017 gli italiani hanno conquistato il primo posto tra i nuovi residenti provenienti dai Paesi dell’Unione europea. 5267 arrivi contro i 4662 francesi e i 3832 inglesi.
Un record storico, dal momento che i nostri connazionali in Portogallo adesso sono poco più di 15 mila mentre i francesi, con oltre cinquantamila residenti temporanei, hanno sempre guidato le classifiche dell’immigrazione dall’Ue.
Comunque sia, l’aumento di tutti i pensionati stranieri sta lì a dimostrare che il modello portoghese funziona. Si calcola che porterebbe a un incremento del Pil attorno all’uno per cento. Perché, a fronte delle imposte mancate sulle pensioni degli stranieri, dato puramente virtuale, c’è il dato reale dell’aumento dei consumi e dell’incasso dell’Iva. Per non parlare del mercato immobiliare, che proprio grazie agli acquisti degli stranieri, sta facendo registrare un vero e proprio boom, nelle località della costa, ma soprattutto a Porto e nella capitale. Con un incremento degli affitti e dei prezzi degli immobili che in due anni ha toccato punte del 30 per cento. La cosa sta creando problemi ai cittadini portoghesi con i redditi più bassi, ma per le casse dello Stato e dei Comuni è un boom d’entrate senza precedenti.
Ovviamente è a questo modello che si ispira Matteo Salvini quando propone «una zona di esenzione fiscale anche in Italia» per ridare vita ai paesini abbandonati del Sud attirandovi pensionati esentasse. C’è solo da aggiungere che, come ha osservato Carlo Correr su Sfogliaroma del 23 agosto «tra il dire e il fare…».
Primo articolo – Segue